ESSERE UN “BUON” MEDICO
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Sin dal primo giorno di università, lo studente di ciascun corso delle professioni sanitarie assume su di sé obblighi professionali stabiliti dagli utenti, dalla legge e dai colleghi, che si manterranno lungo il corso di tutta la vita lavorativa.
Ciò che i pazienti vogliono dal proprio medico va oltre la mera competenza tecnica e intellettuale: essere un buon medico sarà più semplice se l’interesse per la persona è reale e genuino.
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I pazienti vorrebbero soprattutto un medico che sappia ascoltarli, anche se le qualità considerate importanti in un medico sono più di 70; in generale, tutti vorremmo medici che:
⚕︎ siano competenti;
⚕︎ rispettino la persona, in salute e in malattia, indipendentemente dalla sua identità;
⚕︎ sostengano i pazienti e i loro cari quando e laddove necessario;
⚕︎ pongano le domande sempre in modo cortese, lascino parlare e ascoltino con attenzione;
⚕︎ promuovano la salute così come curano la malattia;
⚕︎ diano consigli imparziali, lascino che le persone prendano parte attivamente a tutte le decisioni che riguardano la loro salute e la loro assistenza sanitaria, valutino ciascuna situazione con attenzione e siano d’aiuto in qualsiasi contesto;
⚕︎ considerino i risultati di esami ed analisi come uno strumento e non come un fattore che determini l’esito di una banale pratica;
⚕︎ accettino umilmente la morte come parte integrante della vita e aiutino a organizzare la sistemazione migliore all’approssimarsi della stessa;
⚕︎ cooperino con i colleghi e tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza sanitaria;
⚕︎ sostengano e difendano attivamente i propri pazienti, insegnino ai colleghi più giovani e siano pronti a imparare dagli altri, senza distinzione di età, ruolo o status sociale.
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Il medico ha bisogno di una vita equilibrata, di prendersi cura di se stesso e della propria famiglia. Detto semplicemente, vogliamo medici felici e in salute, attenti ai bisogni degli altri, nonché competenti e in grado di prendersi cura delle persone lungo il corso di tutta la loro vita.
Un modo per conciliare queste aspettative con la propria inesperienza, ovvero con le proprie competenze o capacità incomplete, è quello di mettersi nei panni del paziente e/o dei suoi familiari e pensare a come si vorrebbe essere trattati se ci si trovasse nella loro situazione, sempre considerando le differenze personali e il fatto che le preferenze potrebbero non essere le stesse.
La maggior parte dei medici si approccia al paziente in maniera diversa quando essi stessi, o un loro familiare, sono stati a loro volta pazienti.
Il medico e qualsiasi altra persona coinvolta nell’assistenza sanitaria hanno una profonda influenza su come i pazienti vivono la malattia e su come questa influenza il loro senso di dignità personale.
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Quando si a che fare con un paziente, è sempre bene considerare criticamente la propria maniera di fare quanto a:
⚕︎ Atteggiamento – come si sentirebbe nella situazione del paziente?
⚕︎ Buone maniere – i pazienti devono essere sempre trattati con gentilezza e rispetto.
⚕︎ Compassione – considerare sempre la storia personale che accompagna ciascuna malattia.
⚕︎ Dialogo – ascoltare e informare adeguatamente il paziente.
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omissis
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ABBIGLIAMENTO E CONDOTTA
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L’abbigliamento personale è un aspetto importante nello stabilirsi di una buona relazione medico paziente: i propri abiti, con la propria condotta, non devono mai mettere a disagio il paziente o i colleghi, o distrarre la loro attenzione. Un abbigliamento sobrio, semplice e ordinato è appropriato; soverchiare il malato con l’espressione della propria personalità non lo è.
È bene ricordare che mostrare il petto, l’addome e le gambe potrebbe non solo offendere il paziente, ma anche compromettere l’instaurarsi di una buona comunicazione medico paziente.
Prima di esaminare un paziente o di eseguire una procedura, assicurarsi sempre di avere le maniche corte, o ripiegate a tre quarti, o di avere raccolto le maniche lunghe al di sopra del polso, in modo da garantire un’efficace pulizia delle mani e di ridurre il rischio di contaminazione.
I capelli lunghi andranno raccolti; se si desidera indossare dei gioielli, questi devono essere pochi e semplici, tali da non impedire un’efficace lavaggio delle mani.
Molte cliniche universitarie o ospedali impongono gli studenti e al personale di indossare un camice bianco o divise per motivi di professionalità e identificazione, nonché come barriera contro le infezioni: questi devono essere mantenuti puliti e ordinati e sarà necessario indossare sempre una targhetta identificativa che possa essere letta facilmente, pertanto non appesa alla cintura.
Ogni qualvolta si vede un paziente o un suo parente, ci si presenterà in maniera chiara e completa: un sorriso aiuta il paziente a mettersi a proprio agio.
Il modo in cui ci si rivolge e si parla un paziente dipende dalla sua età, dalla sua storia clinica e dal suo ambiente culturale. Molti pazienti anziani preferiscono non essere chiamati per nome e la cosa migliore è chiedere direttamente a loro come preferiscono essere chiamati.
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ASPETTATIVE E RISPETTO
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La letteratura e i media spesso propongono uno stereotipo del medico che lo vede protagonista di intuizioni miracolose, di diagnosi rare e brillanti e di drammatici interventi salvavita.
La realtà è diversa.
La pratica medica spesso implica visitare e curare pazienti con malattie comuni e patologie croniche per le quali è possibile offrire soltanto cure palliative o farsi carico della sofferenza.
I medici migliori sono umili e sanno riconoscere che gli esseri umani sono molto più complessi, esigenti e affascinanti di quanto ci si immagini. Sanno che gran parte di quella che si definisce “saggezza medica” è, nel migliore dei casi, incompleta e non di rado semplicemente sbagliata.
Se con la propria pratica si è causato un danno o una sofferenza, si dovrà agire senza indugio per risolvere la situazione, se possibile, scusandosi con il paziente e spiegando in maniera completa e sollecita che cosa è successo e quali saranno le possibili conseguenze. Alla base delle lamentele dei pazienti per le cure o i trattamenti ricevuti c’è spesso una comunicazione inefficace.
E diritto del paziente ricevere risposte rapide, aperte, costruttive e oneste; il medico non permetterà che le rimostranze di un paziente si ripercuotono negativamente sulle cure o sul trattamento che gli eroga.
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omissis
Tratto da
Graham Douglas, Fiona Nicol, Colin Robertson
Macleod
Manuale di Semeiotica e Metodologia Medica (13a Edizione)
2014 EDRA LSWR S.p.A.
(pubblicato in prima data Giovedì 02 Maggio 2024)